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- Autore: Redazione BlogDiMusica
- Pubblicato: Gen 23, 2016
- Categoria: Classifiche, Straniere
Le 10 canzoni più belle dei Red Hot Chili Peppers (VIDEO)
Quando pensiamo ai Red Hot Chili Peppers la prima cosa che ci viene in mente è probabilmente quel pizzico di follia che caratterizza la band sin dalla sua fondazione. Le formazioni si sono modificate nel tempo, anche se lo zoccolo duro è rimasto sempre quello: Anthony Kiedis, Flea e, dal 1988, Chad Smith; il discorso riguardante i chitarristi è diverso, a partire da Hillel Slovak fino all’ultimo arrivato Josh Klinghoffer, c’è sempre stato un certo via vai. Sicuramente un posto speciale, oltre al compianto Hillel, è occupato da John Frusciante, che con i RHCP ha all’attivo 5 album: Mother’s Milk – non il loro miglior lavoro – Blood Sugar Sex Magik, Californication, By The Way e Stadium Arcadium.
Oggi abbiamo deciso di omaggiare il gruppo di Los Angeles con una classifica dei pezzi più belli, come sempre cercando di ridurre i danni al minimo.
Ecco la nostra classifica:
#10 Knock Me Down
Volevamo ricordare il prima possibile la scomparsa di Hillel Slovak con un pezzo a lui dedicato; un inno contro l’abuso di droghe, che Kiedis per primo farà finta di non sentire per almeno altri 20 anni, in ricordo del primo chitarrista della band, scomparso a causa un’overdose di eroina.
#9 Tearjerker
Nell’introduzione abbiamo escluso Dave Navarro, più famoso come giudice di Ink Master che come chitarrista dei Red Hot, quindi ci sembrava giusto metterci dentro anche lui. “Tearjerker” è un altro brano ‘dedicato’, il destinatario è un grande amico, scomparso poco prima, di Anthony: Kurt Cobain.
#8 Dosed
Dopo aver chiuso coi tributi, passiamo ad uno dei pezzi più romantici della band. L’influsso di Frusciante è facilmente percepibile, Flea, per una volta, ha cercato di tenere a fremo i suoi impulsi da “Pulce”, Chad esegue il compitino ed Anthony fa, come sempre, la sua porca figura.
#7 Tell Me Baby
Riprendiamo quota e lasciamoci alle spalle l’amore di “Dosed”. “Stadium Arcadium” è uno di quegli album in cui potresti fare un singolo di ogni canzone, l’ultimo album con John alla chitarra ed è quindi una sorta di testamento che il chitarrista lascia a tutti i fan della band.
#6 Factory of Faith
Abbiamo inserito Navarro e Slovak, il minimo era riservare un posto anche all’ultimo arrivato: Josh Klinghoffer; non il miglior disco dei peperoncini, l’assenza di John è difficile da digerire e “I’m With You” si distacca parecchio dal loro passato, ma questo non è un buon motivo per non salvare un pezzo come “Factory of Faith”.
#5 Otherside
Più ci addentriamo nella zona calda della classifica, più ci rendiamo conto di dover lasciare fuori brani cardine della discografia del gruppo; “Otherside” è un altro pezzo che contiene riferimenti al mai dimenticato Hillel, la possibilità di non poter più tornare indietro è sicuramente il concetto che più si rifà all’esperienza vissuta dal chitarrista.
#4 Hard to Concentrate
Sicuramente non è tra i brani più conosciuti della band, ma è davvero l’ennesima perla regalataci da “Stadium Arcadium”; il fatto che il brano resti in ombra rispetto ad altri più celebri gli conferisce un fascino particolare, per non parlare poi del testo.
#3 By The Way
Tra i pezzi più ascoltati e più riprodotti, un marchio di fabbrica, nonostante l’album non rappresenti pienamente lo stile del gruppo. I più attenti noteranno la presenza nel testo di “Dani”, la ragazza di “Dani California”, la cui storia comincia in “Californication”.
#2 Snow (Hey Oh)
Quasi un inno, tanto da essere stato scelto da Steve Jobs per la presentazione del primo iPhone. È stupefacente pensare al fatto che un pezzo del genere non abbia mai toccato la posizione numero 1 delle classifiche, se non in Ungheria.
#1 Californication
Prima di chiudere la nostra classifica vorremmo ricordare pezzi come “Scar Tissue”, “Under The Bridge”, “Dani California”, “Can’t Stop” che sono rimasti fuori dalla classifica, anche se probabilmente meriterebbero di starci più di altri che abbiamo deciso di inserire; il nostro scopo era quello di regalare una visione della band a 360°, toccando più o meno tutti gli album dei moderni RHCP, escludendo i primi 3 che, per sonorità, risultano davvero difficili da ascoltare.
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