- Stats: 2574 0 0
- Autore: Redazione BlogDiMusica
- Pubblicato: Feb 13, 2016
- Categoria: News
Tutti cantano Napoli a Sanremo (FOTO E VIDEO)
In principio era il “Festival della canzone Napoletana“.
Era il 1932, e a Sanremo si svolgeva il primo Festival canoro italiano, ed in gara c’erano cantanti come Carlo Buti, Ferdinando Rubino, Mario Pasqualillo.
84 anni dopo, con interpreti diversi la musica sembra essere la stessa al “Festival della canzone italiana di Sanremo“.
Nella sola serata delle cover, quattro artisti hanno deciso di portare una ventata del Sud in Liguria, ed in gara invece Elio e le storie tese nella loro “Vincere l’odio” citano in tutta la prima parte la città partenopea.
Clementino – Don Raffaè (link per vedere l’esibizione)
La canzone non è delle più semplici per un rapper qualunque, ma lui è Clementino ed osa.
“Don Raffaè” è un brano del 1990 del mai dimenticato Fabrizio De Andrè e a dispetto del ritornello molto orecchiabile è una denuncia della critica situazione delle carceri italiane negli anni ottanta, e della sottomissione dello Stato al potere delle organizzazioni malavitose.
Composta da un ligure doc, negli anni è stata interpretata da vari artisti napoletani.
Peppe Barra con una versione da lasciare senza fiato e Roberto Murolo poi avevano già prima di Clementino realizzato una cover del brano, e fermo restando la banale ma doverosa precisazione che “Come Faber nessuno mai“, bisogna ammettere che l’inconsueta esibizione di Iena White ha catturato i tanti spettatori dell’Ariston.
Clementino in realtà aveva già portato molto Napoli al Festival in due occasioni. Con la sua “Quando sono lontano“, brano dedicato a chi soffre il mal di Napoli lontana da lei, e chiudendo lo stesso con la celebre citazione di Gomorra “deux frittur” accettando una scommessa dei The Jackal.
Inoltre aveva anche movimentato, come se ce ne fosse bisogno, l’acceso pre-partita di Juventus-Napoli, dichiarando che l’ultima sera non sarebbe salito sul palco se la partita prima non fosse finita.
Rocco Hunt – Tu vuo’ fa’ l’americano (ecco il link dell’esibizione)
Da un rapper ad un altro. Dalla provincia di Salerno Rocco Pagliarulo ha portato all’Ariston una cover di Renato Carosone del 1956 “Tu vuo’ fà l’americano“.
Rocco Hunt che in gara aveva invece cantato “Wake up“, brano a sfondo sociale, per la serata cover ha voluto trasformare il Teatro di Sanremo in una discoteca, chiedendo ai presenti, appena salito sul palco, di alzarsi in piedi e battere le mani.
L’unico neo forse del cantante vincitore nel 2014 nella sezione giovani è stato quello di aver snaturato troppo uno dei brani più importanti della cultura partenopea, preoccupandosi più di fare l’animatore che il cantante.
Verrà nuovamente “Nu juorno buono“, ma per ora Rocco non ha convinto.
Enrico Ruggeri – ‘A Canzuncella (qui il link per il video)
Enrico Ruggeri ha scelto gli Alunni del Sole per la sua esibizione. Il brano è datato 1977 e all’epoca portò alla ribalta il gruppo napoletano.
Finora abbiamo visto come a cantare Napoli a Sanremo siano stati campani che con la lingua hanno una certa dimestichezza. Ruggeri, milanese doc, ha voluto provarci, e il coraggio l’ha premiato.
Non una parola sbagliata dal cantante che ancora una volta lascia alle sue spalle un “mistero“, seppur piacevole.
Neffa – O’Sarracino (ecco il link dell’esibizione)
Giovanni Pellino, nato a Scafati, in arte Neffa ha voluto omaggiare anche lui il grandissimo Renato Carosone nella serata cover.
L’ha fatto con “O’ Sarrracino” , probabilmente una delle canzoni più conosciute e cantante in tutto il mondo di Carosone.
Il merito di Neffa è di aver reinterpretato il brano a modo suo, senza stravolgerlo completamente. Ci è riuscito anche grazie all’accompagnamento speciale dei Bluebeaters, gruppo di supporto di Giuliano Palma.
Il beat che ne viene fuori è unico, e molto inconsueto per Sanremo. Lo ska, infatti, è forse il genere perfetto per riproporre “O’Sarracino“, peccato però che Neffa si limita a cantare la canzone svogliato, quasi come stesse cantando una ninna nanna, senza riuscire ad esaltare l’Ariston.
Bastava poco veramente per infiammare la platea e forse Neffa stava ancora rimuginando per le tante critiche che l’hanno investito nei giorni successivi alla sua prima esibizione, quando ha chiaramente steccato un paio di volte.
Elio e le storie tese – Vincere l’odio (ecco il video)
Non sono napoletani, non hanno cantato in napoletano eppure Elio e le storie tese hanno citato a più riprese la città partenopea nella loro “Vincere l’odio“.
L’hanno fatto partendo da un “femminiello napoletano” per arrivare a San Paolo, prima inteso come stadio e poi proprio come Santo, omaggiando addirittura Diego Armando Maradona durante la loro esibizione.
La motivazione? nessuno aveva prima di loro parlato di San Paolo a Sanremo e la gente tende ad associare a questo Santo più la banca e lo stadio che la fede.
“Noi non vogliamo che gli capiti quello che è successo a San Carlo, insomma : che diventi una patatina!“.
Di Napoli e napoletani Elio e le storie tese hanno dimostrato ancora una volta di avere la loro genialità.
Per la cronaca, la vittoria finale nella serata cover è andata agli Stadio. E per Stadio ovviamente ci riferiamo al gruppo che ha deciso di omaggiare il bolognese Dalla, anch’esso molto legato a Napoli, e non all’Ariston che tra una canzone e l’altra sembrava trasformarsi nel San Paolo con più voci a riempire il teatro con un forte “Forza Napoli“.
Sarà l’atteso match di questa sera o il calore per i tanti rappresentanti napoletani in gara ma Napoli è anche questa, musica e pallone, “Sempre e comunque“.